Oggi, 18 agosto 2014, diamo spazio ad un graditissimo contributo della prof.ssa Mary Santillo, che ci racconta di alcune interessanti esperienze scolastiche in terra di Danimarca, prima tappa di viaggio nell'ambito del Progetto Europeo WISPEL
WISPEL: LA SAGGEZZA
DELLA GENTE SPECIALE
APPUNTI DI VIAGGIO DI
UN PROGETTO EUROPEO
PRIMA TAPPA:
DANIMARCA
Ad aprile 2014 Giancarlo Onger ed io, insieme ad una collega
di Padova, Sonia Barison, abbiamo raggiunto Aarhus in Danimarca dove si è tenuto il meeting del progetto europeo Wispel. La
progettazione di questo Grundtvig (visita
il link che cosa è?
se vuoi sapere di più sui Progetti Grundtwig) coinvolge sette Paesi europei: Romania, Turchia, Portogallo, Spagna,
Danimarca, Lettonia e Italia e ha lo scopo di raccogliere le testimonianze
delle persone con disabilità o dei loro familiari attraverso delle interviste per
farle confluire poi in un opuscolo che ne raccolga gli insegnamenti
significativi.
Al progetto
partecipano scuole e associazioni che lavorano con le persone con disabilità.
Lo scambio tra i partner del progetto è molto interessante: in Danimarca, ad
esempio, abbiamo visitato vari tipi di scuole tra cui quella partner, Aarhus
Social and Health Care College, che si occupa della formazione di assistenti per bambini, anziani e disabili. Il
curricolo della scuola è davvero innovativo perché, in sostanza, ogni studente
ha la possibilità di lavorare sin dal primo anno e riprendere gli studi anche
dopo qualche anno dopo per raggiungere una maggiore specializzazione. Si tratta
di una vera scuola professionale dove la pratica assorbe i 2/3 del tempo
scuola.
L’altro
elemento di forza del sistema scolastico danese è la Egmont Hojskolen, una
volkschule (scuola popolare), situata sul
mare dove ogni studente disabile e non, ha la possibilità
(dopo aver assolto l’obbligo scolastico) di “sondare” qualsiasi modalità
espressiva: cinema, teatro, canto, fotografia, ogni tipo di sport compresa l’immersione,
ma anche politica, arte, musica, cultura, lingua, etc.
La scuola è
aperta a tutti e circa 1/3 degli studenti sono disabili. L’atmosfera è molto
informale: c’è poca gerarchia e anche i rapporti tra studenti e insegnanti sono
molto diretti.
Fig. a lato: Un momento dell’incontro con gli insegnanti
Non sempre, infatti, terminata la scuola dell’obbligo, si hanno le idee chiare su cosa si vuole fare e, soprattutto, su quali siano i propri talenti. Ci si può iscrivere e frequentare (pagando) questa scuola dai 4 ai 10 mesi e, con l’aiuto degli insegnanti, cercare di capire cosa si vuole davvero fare nella vita.
Non ci sono verifiche e non ci sono esami quindi neanche voti. La cosa alletterebbe molti dei nostri studenti, ma la particolarità non è solo questa. Gli studenti disabili hanno la possibilità di scegliersi gli assistenti che li affiancheranno. Eh sì: valutano circa 9 curriculum vitae e poi ne scelgono 3 suii quali fare un colloquio. Nel momento in cui un ragazzo o ragazza viene scelto per svolgere il compito di assistente può, a sua volta, frequentare i corsi per lui interessanti mentre l’altro studente è impegnato nei suoi. Ovviamente 2 o 3 assistenti condividono la cura dello studente disabile e poiché stiamo parlando di una boarding school, gli studenti hanno tutti il loro alloggio perfettamente accessibile.
Parlando di accessibilità non possiamo non spendere due
parole per le attrezzature sportive che abbiamo avuto modo di “ammirare”: una
palestra nella quale è possibile fare qualsiasi tipo di sport anche quelli meno
convenzionali e che prevede la possibilità di avere un palco per le
rappresentazioni teatrali e/o musicali. (Vi invitiamo a guardare il video su
Youtube).
Inoltre tutti gli attrezzi della palestra sono accessibili e
c’è anche un tapis roulant che rende possibile il movimento delle gambe anche a
chi normalmente non le muove, grazie ad una imbracatura speciale che simula
l’assenza di gravità.
E cosa dire
della piscina?! Per la sua progettazione sono stati intervistati gli alunni
disabili che hanno detto: ”Non vogliamo essere buttati in acqua come sacchi di
patate!”. E’ stato realizzato quindi uno scivolo che permette di entrare in
acqua gradualmente
con delle apposite sedie a rotelle di plastica
che si abbandonano una volta raggiunta la giusta
profondità. Ovviamente hanno fatto realizzare anche uno scivolo degno del
miglior acquapark, al quale possono tranquillamente accedere con l’ascensore,
senza parlare di una piscina per la pratica d’immersione che attraverso un
pulsante passa da poco meno di un metro a quattro.
Quando arriva il momento dell’immersione in mare aperto,
anche sul pontile è presente una sorta di ascensore / montacarichi.
Molte cose potremmo dire ancora di questa scuola così
particolare, diversa da ogni altra che faccia parte del nostro bagaglio
culturale italiano; ma ciò che ci ha colpito è anche la preparazione non
specialistica dei docenti, i quali, intervistati, hanno risposto: ”Non abbiamo
un master o una specializzazione per lavorare con gli alunni disabili. Per noi
sono studenti come gli altri”. In effetti il tipo di percorso proposto arriva in
un’età scolare in cui già altri insegnanti hanno lavorato sulle autonomie e in
questo contesto è possibile dedicarsi ad altre attività.
Accanto
al corpo centrale della scuola ci sono anche delle villette completamente accessibili per quelle
famiglie che desiderino trascorrere delle vacanze al mare rilassanti con i loro
figli.
Le
parole chiave a Egmont sono:
- competenza: tutti hanno competenze e qualità e dovrebbero avere la massima fiducia possibile nelle proprie capacità;
- dignità: tutti devono essere trattati con dignità e rispetto;
- solidarietà: lavorare insieme ed essere responsabili gli uni
degli altri rende tutti più forti.
Questa “folk high school” è un tipo di
istituzione unica nella tradizione culturale scandinava e ha giocato un ruolo
fondamentale nello sviluppo democratico della Danimarca e degli altri Paesi
scandinavi. Queste scuole sono basate sui principi pedagogici formulati dal
poeta, prete e filosofo N.F.S. Grundtvig (1783-1872). In opposizione al sistema
scolastico elitario del suo tempo, Grundtvig immaginava una “scuola per la vita” democratica basata sul
dialogo tra insegnanti e studenti. Il compito principale di una “højskole” è
educare i suoi studenti alla vita. La prima scuola di questo tipo risale
al 1844 ma queste scuole continuano ad operare fuori dal sistema educativo
istituzionale in accordo con le idee di Grundtvig.
Mary Santillo